Il Braille è utilizzato soprattutto da chi ha capacità visive limitate; tuttavia, anche le persone che non hanno problemi di vista possono imparare a leggerlo.
Il Braille è un sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo per non vedenti e ipovedenti, messo a punto dal francese Louis Braille nella prima metà del XIX secolo.
Esso si basa sulla combinazione di 6 puntini in uno spazio rettangolare “ideale” della misura approssimativa di un polpastrello di un dito indice, largo 2 mm e alto 3 mm. In questo spazio ideale i puntini a rilievo vengono disposti in maniera codificata per formare tutte le lettere dell’alfabeto. Le prime 10 lettere, cioè dalla A alla J si formano utilizzando i primi quattro punti, mentre le successive dieci lettere, dalla K alla T sono identiche alle prime 10 con un punto in più in posizione 3.
Le lettere U, V, X, Y, Z, sono uguali alle prime cinque lettere dell’alfabeto (quindi dalla A alle E) ma differiscono da esse per un punto in più in posizione 1, 3 e 6. La lettera W non compare nell’alfabeto originale Braille, perché nella prima metà del Settecento, quando il codice venne inventato, la W non era compresa nell’alfabeto francese. Con il tempo furono introdotti anche codifiche per indicare lettere maiuscole, segni di interpunzione, simboli matematici e note musicali.
Com'è nato il Braille
Il codice braille è il metodo di lettura e di scrittura per ciechi e ipovedenti. Avviene tramite l’utilizzo di una tavoletta braille e di simboli univoci, diffusi a livello mondiale. Ideato agli inizi del XIX secolo, prende il nome dal suo inventore, il non vedente francese Louis Braille. All’età di tre anni si infortunò all’occhio sinistro nell’officina del padre. L’incidente causò un’infezione che si estese anche all’occhio destro, conducendolo alla cecità. A 10 anni vinse una borsa di studio all’Istituto per giovani ciechi di Parigi, uno dei primi centri dedicati a persone non vedenti. Nella scuola, oltre a venire formati su diversi mestieri, gli allievi imparavano a leggere attraverso il metodo di Valentin Haüy (riconoscere con il tatto i caratteri della stampa in nero).
Decisivo fu l’incontro – avvenuto nel 1821 – con il militare Charles Barbier de la Serre, il quale istruì il giovane Louis su un particolare metodo basato su dodici punti per scrivere messaggi in rilievo, utilizzato dalle forze armate per l’invio di messaggi notturni. Proprio da questo metodo Braille, a soli 15 anni, trasse ispirazione e ideò la barra braille, che permetteva sia di leggere sia di scrivere (in quest’ultimo caso non senza difficoltà). Nei mesi successivi all’incontro Louis testò diversi sistemi e combinazioni finché non individuò la soluzione ideale in sei punti combinati tra loro. Combinazione poi estesa per la matematica (Nemeth Braille) e per le note musicali (Codice musicale Braille).
Inizialmente il codice elaborato da Braille incontrò non poche difficoltà, incluso l’ostracismo di alcuni insegnanti. Il primo libro in braille vide la luce nel 1827 ma Louis, morto nel 1852 di tubercolosi (dunque più di 20 anni più tardi dalla pubblicazione), non fece in tempo ad assistere al successo mondiale della sua creazione.
Difficoltà della scrittura Braille
Se la lettura del Braille risulta abbastanza semplice e si apprende rapidamente grazie alla pratica, la scrittura in Braille è un po’ più complessa, dal momento che il Braille si scrive al contrario, utilizzando un apposito punteruolo sul retro della carta o di un sottile foglio di plastica per ottenere i puntini in rilievo sull’altro lato.
La scrittura per ciechi è quindi molto più complessa di quella utilizzata dalle persone normo-vedenti e richiede una preparazione non indifferente dal punto di vista pratico. Fortunatamente oggi esistono molti software in grado di tradurre in linguaggio Braille qualsiasi testo in pochissimi istanti.
L’importanza del linguaggio braille
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) quantifica in 285 milioni la popolazione con problemi visivi. Circa 39 milioni sono cieche, le restanti ipovedenti. In Italia circa il 2,2% della popolazione soffre di patologie legate alla vista, e lo 0,3% sono affette da cecità totale. Da questi numeri è chiaro quanto sia importante poter contare su un sistema di lettura e scrittura condiviso a livello internazionale e che per questo può essere definito come una delle più grandi invenzioni della storia. Ha infatti permesso ai soggetti disabili un livello di qualità della vita che probabilmente non si sarebbe mai raggiunto senza.
Traduzione dei testi in Braille
Il primo libro in Braille fu pubblicato nel 1787 in lingua francese e da allora la produzione di testi destinati agli ipovedenti e ai non vedenti non si è mai fermata. Dal momento che il Braille si fonda sulla perfetta corrispondenza tra le lettere dell’alfabeto latino e le combinazioni di punti che costituiscono le lettere dell’alfabeto Braille, quando bisogna trasformare un testo scritto in un alfabeto comune in un testo scritto in Braille, non si esegue un lavoro di traduzione ma più propriamente uno di traslitterazione, ovvero di semplice sostituzione di caratteri tra un alfabeto e l’altro.
Per quanto riguarda la traduzione dei testi in Braille, essa presenta le stesse sfide di una qualsiasi altra traduzione, dal momento che il Braille può veicolare qualsiasi tipo di testo e di messaggio, esattamente come ogni altro tipo di linguaggio scritto. Qualsiasi traduttore può tradurre un testo in Braille: gli basterà “ricodificare” il testo in un alfabeto che riesca a leggere normalmente e quindi operare la traduzione.
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