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Le chiese ortodosse: differenze e ruolo nella società

Le chiese ortodosse: differenze e ruolo nella società

  • Redazione
  • 21/09/2020
  • News
Nei paesi dell'europa orientale le varie chiese ortodosse ricoprono un ruolo molto rilevante all'interno della società, in un intreccio fatto di tradizione, politica ed economia. Scopriamo insieme questo aspetto dei paesi dell'est europa.

La Chiesa ortodossa detta anche Chiesa ortodossa orientale o Chiesa cristiana d’Oriente è erede e prosecutrice della cristianità dell’Impero Romano d’Oriente. Come la Chiesa cattolica romana, anche quella ortodossa ritiene di avere l’esclusività di essere la continuazione della Chiesa Universale fondata da Gesù di Nazareth. 
La Chiesa ortodossa orientale è una comunione di più Chiese autocefale (che hanno cioè piena autonomia nella scelta di un proprio vescovo, arcivescovo metropolita o patriarca) o autonome (queste ultime, seppur distinte, dipendono da un patriarcato ). Il "primus inter pares" (primo fa pari) è il Patriarcato di Costantinopoli definito ecumenico nel 587 e la cui sede vescovile è la Cattedrale di San Giorgio. In tutto, i patriarcati sono nove.
Il più famoso, nonché più numeroso, di tutti i patriarcati ortodossi è il Patriarcato di Mosca,infatti la Chiesa ortodossa russa conta circa 150 milioni di fedeli. Dopo quella russa, le Chiese ortodosse più numerose sono quelle di Romania, Bulgaria, Grecia, Serbia.

Definizione ed etimo di chiesa ortodossa

Il termine "ortodossia" di origine greca, significa letteralmente “retta dottrina”. A questo significato primario la tradizione ecclesiale orientale ne aggiunge un secondo, complementare al primo, quello di “retta glorificazione”. I due significati esprimono la medesima realtà, cioè la professione della retta fede cristiana, sia essa formulata sul piano concettuale (dottrina) o celebrata nella liturgia della Chiesa (glorificazione).
Si tratta di una parola molto alta ed elegante, di quelle nate negli ambiti religiosi: l'ortodossia è l'adesione perfetta ad un paradigma, ad una credenza, l'osservante accettazione di una dottrina che studiosamente non si porta mai fuori dal suo alveo.
È in quest'ottica che si legge il nome della Chiesa ortodossa: con lo scisma del 1054 e la separazione dalla Chiesa di Roma, i patriarcati dell'est ritennero di restare quelli che più fedelmente rispecchiavano la dottrina cristiana; perciò si dissero ortodossi.

Storia delle chiese ortodosse

Con il Grande scisma del 1504, la cristianità si divise in Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica, le più antiche nonché le più vicine per dottrina e organizzazione. Esistono, però  alcune divergenze che ne ostacolano la “piena comunione sacramentale”: non è possibile cioè celebrare insieme l’Eucarestia.
Dopo lo scisma, alcuni cristiani orientali ritornano alla primitiva unione riconoscendo al Papa di Roma il primato giurisdizionale (negatogli dagli ortodossi che lo considerano al pari degli altri patriarchi): la Chiesa cattolica chiama questi cristiani “uniti”, “cattolici orientali” o “cattolici di rito orientale”; i cattolici di rito bizantino sono definiti “ortodossi cattolici” in opposizione agli “ortodossi” separati o “scismatici”.
Il 12 febbraio 2016, presso L’Avana, Cuba, Papa Francesco ha incontrato il patriarca Kirill di Mosca. Un incontro “fraterno”, un incontro insolito e non scontato, tra leader in nome della fede cristiana, che culmina con la firma delle dichiarazione congiunta (qui i 30 punti che essa contiene) con la speranza di un sano recupero dei rapporti tra cattolici e ortodossi.

Differenza tra Chiesa ortodossa russa e Chiesa ortodossa di Costantinopoli 

Tra la Chiesa ortodossa Russa e quella di Costantinopoli non esiste nessuna disputa teologica, ma vecchi e nuovi rancori che si intersecano. Tutto nasce dalla decisione del Patriarca Bartolomeo di concedere l’autocefalia alla Chiesa ucraina, riconoscendo cioè il nuovo Patriarcato di Kiev che proprio da quello di Mosca si è staccato. Immediatamente successiva la decisione del Patriarcato di Mosca di rompere la comunione eucaristica con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, il cui primato d'onore non è peraltro effettivo su tutte le comunità ortodosse del mondo. Queste, come è noto, sono tutte "autocefale".

Il pugno tremendo di Stalin

L'Ucraina ha già vissuto il terribile dissidio tra ortodossi e uniati, originato nel 1946 dal Sinodo di Leopoli che su ordine di Stalin impose alle comunità cattoliche di rito greco, i cosiddetti uniati, di confluire nella chiesa ortodossa sottoposta al Patriarcato di Mosca. Vi furono preti e vescovi deportati in Siberia per aver resistito e negli anni '90, quando Gorbaciov riconobbe la personalità giuridica della chiesa uniate, l'antagonismo tra uniati e ortodossi divenne altissimo perché i cattolici di rito greco (circa 4 milioni di fedeli) chiedevano di rientrare in possesso degli edifici sacri che gli ortodossi avevano incamerato. E solo da qualche anno si sono – almeno in parte –  superate le tensioni.

Due chiese ucraine, un solo progetto ed un’unica attesa

In realtà in base all’atto emanato da Bartolomeo, il patriarca Filarete di Kiev può considerarsi capo della Chiesa Autocefala dell’Ucraina solo purché essa addivenga all’unificazione con l’altra Chiesa Ortodossa – anche essa ucraina – dissidente da Mosca: quella guidata dal suo collega Macario, fondata nel 1918 quando Leopoli, dove si trova la sua sede, fu annessa all’Unione Sovietica.
Dunque la decisione di Bartolomeo, almeno nelle intenzioni, vorrebbe favorire l'unità dell'Ucraina e non fomentare disordini ulteriori.
Le Chiese Ortodosse consorelle, per il momento, assumono un atteggiamento attendista: non allacciano rapporti con il Patriarcato di Kiev, ma nemmeno si uniscono alla scomunica decisa da Mosca contro Costantinopoli.

Il precedente dell’Estonia

È possibile un accordo? Il Patriarcato dell’Ucraina in realtà si è distaccato da Mosca nel 1992, ma da allora il conflitto è rimasto latente. Nel 1997 si diede un precedente simile, quando Costantinopoli staccò la Chiesa Ortodossa dell’Estonia da quella della Russia e la eresse in Sede Arcivescovile alle proprie dirette dipendenze.
Il Patriarcato di Mosca reagì nello stesso modo in cui sta reagendo ora ad una decisione più grave di quella di allora, quando dopo sei mesi i rapporti furono ristabiliti: malgrado il Patriarca di tutte le Russie dell’epoca, Sua Beatitudine Alessio, si ritenesse doppiamente offeso, essendo originario proprio dell’Estonia.

Ruolo della Chiesa ortodossa nelle società dell'europa orientale 

La chiesa ortodossa ha sempre avuto una forte influenza sulla politica e sulla cultura dei paesi dell'Europa orientale, basta guardare la quantità di turisti che ogni anno visita i monasteri russi di Novodevičij e Ferapontov, recentemente dichiarati patrimonio UNESCO, per rendersi conto di quanto sia forte l'impatto sul turismo e sull’economia dei paesi a prevalenza ortodossa. 

Per non parlare dell’influenza religiosa sulla società: ancora persistono e sono ben radicate numerose usanze che hanno radici profonde nella tradizione ortodossa. Ancora oggi ad esempio, gli sposi, nel solco della tradizione ortodossa, si scambiano delle corone al posto degli anelli che tutti conosciamo, in una cerimonia strettamente codificata che li vede seduti su un tappeto e con le mani legate l'un l'altro da un nastro intrecciato dal sacerdote, simbolo della loro unione. 

La conservazione invariata di queste tradizioni e il fatto che ancora oggi siano più vive che mai è del tutto coerente con i dati relativi alla pratica religiosa nei paesi delle aree di religione ortodossa: con percentuali di persone che si dichiarano fortemente credenti che vanno dal 70% e 73%, rispettivamente in Russia e in Ucraina fino ad un sorprendente 92% registrato in Georgia non sorprende come gli ortodossi siano considerati tra i fedeli più praticanti. 

Ma la religione ortodossa, come abbiamo già detto, ricopre un ruolo importante anche dal punto di vista economico: tralasciando gli introiti derivanti dal turismo religioso, che genera in totale, secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio, un giro d'affari di 18 miliardi di dollari, esiste uno stretto rapporto tra l'economia e il clero ortodosso. 

Basta pensare alla gigantesca chiesa in grado di accogliere 37000 fedeli che sorgerà a Ekaterinburg, grazie anche a capitali cinesi, o alle cifre mastodontiche raccolte nel 2019 per la un progetto che porterà alla luce 200 nuovi complessi parrocchiali a Mosca, provenienti per lo più da ingenti donazioni di oligarchi e industriali, in un intreccio che coinvolge gli alti apparati statali con quelli ecclesiastici.

Anche in politica infatti, la religione esercita una forte influenza (e viceversa). Da un lato il sentire comune, che nel processo democratico chiede alla politica il rispetto e la tutela delle tradizioni. Dall'altro il complesso sistema di intrecci tra le alte cariche ecclesiastiche e i vertici della politica locale e nazionale. 

Un esempio su tutti, l’appoggio ricevuto da Putin nella delicata fase dell’intervento militare russo in Siria, che fu decisivo per mitigare il malcontento derivante da un’azione ritenuta uno spreco di energie e risorse da una parte della popolazione. 

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